Ecco l’Orfeo! La venticinquesima edizione del Festival Romaeuropa si inaugurerà con Orphée della Compagnie Montalvo – Hervieu, sotto il segno di un mito eterno dove s’intrecciano potenza e fragilità, divino e umano, arte e destino, l’amore, la morte e l’immortalità. Uno spettacolo dove la danza si salda alla musica e, trattandosi di Orfeo, soprattutto al canto nei suoi diversi aspetti: «È il più umano di tutti i miti –così dice Dominique Hervieu del cantore tracio–, perché proprio la natura semidivina spinge Orfeo a credersi invincibile, dimenticando invece i suoi lati più umani». Dunque non uno, ma due Orfeo, rappresentati scenicamente attraverso lo sdoppiamento del personaggio: a uno straordinario danzatore hip hop con una sola gamba fa da specchio invece un danzatore che si muove “divinamente” sospeso in aria sui trampoli. Vittorioso in Colchide con gli argonauti, grazie alla musica domatore delle sirene, degli animali e perfino del mondo vegetale, Orfeo dovrà scoprire la sua umanità attraverso l’amore per Euridice, in una delle vicende più poetiche che la mitologia ci abbia lasciato: alla morte di lei intraprende un viaggio nel regno di Ade, gli inferi, per riaverla. «È ancora la sua divina presunzione di invincibilità –continua Hervieu– a spingerlo alla trasgressione, voltandosi per guardare Euridice e perdendola per sempre. Ma quando è sconfitto, e deve confrontarsi con il desiderio della donna che non potrà più avere, allora diviene finalmente umano, il suo canto si fa eterno, e lui immortale». Hervieu e José Montalvo in Orphée ricompongono il mito attraverso una serie di quadri e per quella particolare estetica del “mélange” –definita da loro stessi «un’ossessione»–, che li ha resi celebri: per questo nuovo spettacolo la compagnia è stata infatti profondamente rinnovata, attraverso l’audizione di ottocento tra danzatori e cantanti delle più diverse culture. Ma Orfeo rappresenta un “mélange” anche storico-musicale: dal Rinascimento ai giorni nostri sono centinaia i compositori che si sono confrontati con il suo mito. Da Claudio Monteverdi a Philip Glass: attraverso la loro musica questo spettacolo abbraccia gli sguardi con cui le diverse epoche hanno guardato al cantore tracio, reinterpretandoli con voci tanto classiche –soprano, controtenore e tenore–, quanto etniche e pop. Proprio la potenza della musica che s’annida in questo mito offre il destro per squadernarlo in altre direzioni: a partire dal ruolo dell’arte e dell’artista nella società fi no alla ambiguità sessuale di Orfeo che, persa Euridice, si rifiuterà di avere altri rapporti con l’universo femminile e rifugiandosi in una grotta darà avvio ai culti orfici solo maschili, scatenando l’ira delle baccanti che lo uccideranno. Orfeo, l’eroe, l’innamorato, il vecchio cantore, il suo mito, sono tornati in città.
Crediti
uno spettacolo di José Montalvo e Dominique Hervieu
coreografia di José Montalvo e Dominique Hervieu
scenografia e ideazione video José Montalvo
costumi Dominique Hervieu con l’assistenza di Siegrid Petit-Imbert
musica Claudio Monteverdi, Christoph W. Gluck, Philip Glass, Francesco Durante, Giovanni Felice Sanches, Giuseppe Maria Jacchini, William Byrd, Luiz Bonfa, La Secte Phonétik, Sergio Balestracci
drammaturgia Catherine Kintzler
luci Vincent Paoli
creato e interpretato dai danzatori Stéphanie Andrieu, Natacha Balet, Morgane Le Tiec, Delphine Nguyendite Deydey, Brahem Aïache, Babacar Cissé dit Bouba, Grégory Kamoun, Karim Randé, Stevy Zabareldit Easley
danzatori e cantanti
soprano Sabine Novel controtenore Théophile Alexandre basso Blaise Kouakou e Merlin Nyakam
cantanti e musicisti
soprano Soanny Fay tenore e violoncellista Sébastien Obrecht tiorba Florent Marie
assistente video Pascal Minet infografica Franck Chastanier, Sylvain Decay, Clio Gavagni, Michel Jaen Montalvo, Basile Baffone assistenti coreografi Roberto Pani, Joëlle Iffrig coproduzione Théâtre National de Chaillot, Association artistique de l’Adami / «Talents Danse Adami», Grand Théâtre de Luxembourg, Théâtre de Caen.