Un mare di volti curiosi e singolarmente belli accompagna con lo sguardo, lungo le pareti, lo spettatore nel suo percorso verso la tenda dove fra sfavillanti sagome vengono serviti dei drink all’ospite. Motiroti Night miscela, in una notte speciale al Brancaleone, il globale ed il locale, chiedendo allo spettatore di partecipare, e far parte, di una sensibile esperienza surreale: “ti chiede di riflettere e di rifletterti – tu chi sei? E perché? Cosa ha formato la persona che credi di essere? Sei sicuro?”.
Performers e danzatori che appaiono e scompaiono dietro schermi velati, proiezioni digitali, DJ, VJ, teste massaggiate ed una cabina fotografica ad entrata libera creano una realtà onirica ed una dimensione altra dove la percezione è continuamente giocata da nuove sollecitazioni.
Una speciale proiezione di Alladeen con musica, video, interviste agli operatori di call-centre di Bangalore, estratti dalla performance arricchisce una serata che si trasforma, con i Motiroti, in un luogo di suggestivi incontri, incrocio fra oriente ed occidente in una musicale terra di tutti e nessuno: una nuova indagine sul valore ed il significato di “identità”.
MIX & MATCH – MOTIROTI NIGHT
Brancaleone, 11 ottobre 2003 I CLICK DEI MOTIROTI AL BRANCALEONE
a cura di Francesca Bellino
Ali, da dove nasce il nome “Motiroti”?
Dal nostro primo spettacolo. Già nel 1990, quando ci siamo incontrati a Londra, io e Keith (coreografo originario di Trinidad, uno degli animatori del carnevale caraibico di Notthing Hill, ndr), eravamo interessati a distruggere gli stereotipi sociali e a modificare i percorsi che portano ai pregiudizi. Non con un atteggiamento didattico, ma presentando ai nostri spettatori diversi punti di vista per guardare le cose. Il nome ha origine da una parola indù che significa “pane grasso”. Ci è subito piaciuta perché è facile da ricordare e perché evoca il cibo, che è una base della società.
Mettete in scena una confusione globale?
Si, ma in un senso positivo. Oggi niente è più puro. Non ci sono identità separate, tutto è mischiato, anche se molti non accettano questa realtà. Non è più possibile distinguere la gente comune dagli artisti e gli intellettuali. Noi vogliamo comunicare con tutti.
Tra i protagonisti di Mix & Match ci sono anche due drag queen…
Si, l’italiana Luigi Pavlo e Madhuri, coreografa di Bollywood, che flirteranno con le immagini dei danzatori di arti marziali che balleranno in contemporanea in un altro ambiente. Sarà inoltre possibile godere di massaggi in una tenda, accompagnati dalla musica dei dj del Brancaleone.
Avete lavorato anche per Alladeen, altro evento del Romaeuropa Festival, che si terrà al Teatro Valle dal 17 al 19 ottobre?
Si, le scene sono nostre e abbiamo collaborato all’intera ideazione con la regista Marianne Weems.
Cosa farai in questi due giorni a Roma?
Ho varie riunioni di lavoro, ma troverò il tempo per andare a comprare alcune decorazioni che mi servono per lo spettacolo nei negozietti di piazza Vittorio, proverò il cibo italiano e naturalmente osserverò le persone
(Francesca Bellino, I click dei Motiroti al Brancaleone, “Vivereroma”, 10 ottobre 2003)
Cartellone 2003
MIX & MATCH – Motiroti NIGHT
Brancaleone, 11 ottobre 2003 MOTIROTI
di Naseem Khan
Motiroti – un ombrello che nasconde le brillanti personalità di Ali Zaidi e Keith Khan – si colloca al centro di internazionali incroci culturali. Per via del loro crescere e prosperare nell’ambiguità questa compagnia risulta, non a caso, così difficile da inquadrare.
Chi sono? Cosa fanno? Sono trinidadiani, indiani, pakistani e britannici e tutti insieme e allo stesso tempo. Sono designers, gente di teatro, patiti di multimedia, artefici del carnevale e raffinati artisti.
In certi giorni potresti trovare i Motiroti al lavoro su tracciati molto ampi. Sono stati fautori di una serie di importanti spettacoli su larga scala. Lo sfortunato Dome, costruito per celebrare il nuovo millennio, è stato redento dalla sua banalità – molti hanno detto – grazie al circo aereo che calava e ondeggiava nei suoi enormi alti spazi. Questi progetti furono dei Motiroti. E il Giubileo d’oro della Regina, lo scorso anno, è stato caratterizzato da una splendida processione di 4000 performers provenienti dall’intero Commonwealth; anche quella ideata dai Motiroti.
Così sarebbe facile per voi dedurre che sono artisti di grandi eventi che si divertono in enormi tendoni. Ma aspettate un minuto.
Motiroti sono anche stati i protagonisti, negli ultimi dieci anni, di una serie di piccoli e intimissimi lavori rivolti a osservatori individuali e privati. Che si possono ritrovare, per esempio, in forma di sottili interventi collocati nelle finestre dei negozi multiculturali che affollano l’area intorno a Brick Lane a Londra. Hanno anche abitato gallerie d’arte. L’Istituto di Arti Contemporanee ha ospitato la loro Wigs of Wonderment nel 1995. Progettata come un’esperienza rivolta a singoli partecipanti che entravano nello spazio uno per uno, l’evento si è focalizzato sul tema dei capelli e sulla percezione comune della convenzionale idea di bellezza.
A Roma continueranno ad esplorare la natura dell’identità. L’ispirazione è stata un “amoreggiamento con le persone che proviene da lontano”, ha detto Ali Zaidi. “Il tentativo di capirle prima di tutto dal punto di vista delle impressioni visive – il tipo di giudizi e pregiudizi che immediatamente condiziona le persone quando vedono qualcuno”. La costante interazione che subentra – un gioco incrociato fra apparenza e realtà – delinea il loro campo d’azione. “È quasi come quei giochi nelle feste in cui bisogna indovinare le cose, quando vai in giro e chiedi alla gente ‘Da dove vieni?’. Potresti essere sorpreso, ma potresti anche non esserlo. E specialmente quando la gente è mischiata, diventa addirittura più di una gioia”.
L’ambiguità dell’identità sta sempre più nel cuore del lavoro dei Motiroti. Corrode l’intero groviglio che ha tramato le identità individuali e nazionali. Indica serenamente – o vistosamente, a seconda dell’umore – gli scambi che hanno sempre accresciuto la cultura. Guarda al modo in cui la globalizzazione ha attivato canali di connessioni per diffondere, e al globale che diventa familiare – un’idea che ha influenzato anche Alladeen, che sarà a Roma al fianco della Mix and Match.
E ti chiede di riflettere e di rifletterti – tu chi sei? E perché? Cosa ha formato la persona che credi di essere? Sei sicuro?
Motiroti ti chiede di guardare nel tuo specchio. E poi di guardare ancora…
Intervista a Motiroti
Khan su Motiroti
Crediti
Ideazione, scene e visuals Keith Khan, Ali Zaidi
Produzione Romaeuropa Festival 2003 (progetto realizzato a Roma in collaborazione con il British Council)