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George Balanchine


George Balanchine George Balanchine George Balanchine George Balanchine
George Balanchine

Nato a San Pietroburgo nel 1904, George Balanchine incontra Igor Stravinskij durante le rappresentazioni dei Balletti Russi, in cui è stato appena ingaggiato per una tournée europea dallo stesso Diaghilev: ne nasce una collaborazione leggendaria.
Ventenne, si è formato alla Scuola di Danza del teatro Mariinskij, da dove quindici anni prima erano usciti mostri sacri come Fokine e Nijinskij: coreografo, ma anche musicista e compositore, Georgij Melitonovic Balancivadze riesce presto a fare carriera, diventando nel 1925 direttore della compagnia di balletto di Bronislava Nijinska, compagnia che risiederà poi all’Opéra di Montecarlo. Appartengono a questo periodo le prime coreografie di una certa risonanza, molte delle quali affidategli da Diaghilev: L’Enfant et les Sortilèges di Colette e Maurice Ravel, Le Chant du Rossignol (in collaborazione con Stravinskij), Jack in the Box (musica di Erik Satie), La Chatte, con Olga Spessivtseva e Serge Lifar, Apollon Musagète, al Teatro Sarah Bernhardt. Soprattutto con quest’ultimo lavoro, Balanchine definisce il suo stile antinarrativo, grazie al quale il balletto diventa visualizzazione della musica, una geometria sottile arricchita da un forte virtuosismo creativo, capace di valorizzare al massimo la partitura.
Con la morte di Diaghilev nel 1929 e lo scioglimento della compagnia, Balanchine viene invitato da Jacques Rouché, amministratore dell’Opéra, a mettere in scena Les Créatures de Prométhée al Palais Garnier, ma si ammala ed è costretto a rinunciare all’impegno: tornerà sulla scena per il Ballet Royal danese (1930), proseguendo un’intensa attività a Londra, Montecarlo e infine nella Parigi stessa, con Ballets 1933 al Théâtre des Champs-Elysées. Proprio qui avviene l’incontro decisivo con Lincoln Kirstein, che lo porta con sé a New York, dove nel 1934 fondano la School of American Ballet. Nel 1937 viene realizzato il primo Festival Stravinskij e iniziano le collaborazioni con la Metropolitan Opera di New York: la compagnia di Balanchine, con il crescente successo e la maggiore attenzione istituzionale, cambierà nome in Ballet Caravan, American Ballet Caravan, Ballet Society, fino ad assumere, nel 1948, quello celeberrimo di New York City Ballet. Nel 1964 la città gli offre l’utilizzo dell’ambitissimo New York State Theatre, presso il Lincoln Center, confermando la centralità della figura di Balanchine negli sviluppi della danza classica del novecento. Tra le coreografie firmate negli Usa ricordiamo Balletto imperiale (1941) su musica di Ciajkovskij, Theme and Variations (1947), The Four Temperaments (musica di Hindemith, 1946), Symphony in C (1947), su musica di Bizet, l’ancora rappresentatissimo Schiaccianoci (1954), Liebeslieder Walzer (musica di Brahms, 1960), Jewels (Fauré, Stravinskij e Ciajkovskij), nonché alcuni lavori che testimoniano il desiderio di allargare la propria ricerca ad un pubblico più vasto, come Stars and Stripes (1958), Square Dance (1957), Who Cares? (1970), su musica di Gershwin. A questa produzione si affiancano nel tempo le creazioni nate dalla stretta collaborazione con Stravinskij, circa trenta lavori, che vanno da una mitica versione de Le sacre du Printemps di cui si sono smarrite le tracce alla trilogia “greca” (Apollo, Orfeo, Agon), fino a divertite sperimentazioni come la Circus Polka, una danza per elefanti rappresentata per anni con successo da un circo americano.
Scomparso a New York nel 1983, Balanchine è stato punto di riferimento imprescindibile per tutta la danza classica del novecento, malgrado o proprio in forza del suo essere passato indenne attraverso ogni avanguardia, mantenendo sempre la lucidità, la coerenza e la limpida forza creativa del suo stile.