Nell’ambito della rassegna di reading Il libro in voce, si sono avute quattro serate interamente dedicate alla figura dello scrittore messicano, premio nobel, Octavio Paz. L’Accademia Spagnola, presso Villa Abamelec, ha aperto le porte al pubblico divenendo luogo deputato per le “mise en espace” letterarie, ad opera del regista Piero Maccarinelli.
Le quattro letture, in italiano e spagnolo, sono state elaborate dal poeta francese Jean Clarence Lambert ed hanno avuto come “lettori” protagonisti Pamela Villoresi, Anna Nogara, Roberto Herlitzka e lo stesso Paz.
La selezione dei testi ha inteso affrontare alcuni dei temi cari allo scrittore, quali il linguaggio ed il ritmo del testo poetico, il rapporto con la cultura indiana e la riflessione sulla funzione del poeta. Del resto, l’esperienza poetica di Paz affonda le sue radici in un fitto intrecciarsi di diversi tessuti culturali che egli ha saputo, creativamente, rielaborare in una concezione della pagina come spazio e corpo, come luogo aperto capace di accogliere metafora e pensiero, sensualità ed emozione, nonché ininterrotto discorso sulla poesia: il suo linguaggio, tendendo al superamento dell’Io occidentale, cerca di riconquistare il carattere sacro di una scrittura continuamente sottratta al silenzio, perché “il falso poeta parla di se stesso, quasi sempre in nome degli altri. Il vero parla con gli altri quando parla con se stesso”.
LIBERTÀ SULLA PAROLA. OCTAVIO PAZ, POETA DELLA POESIA
Interprete Roberto Herlitzka
IL LABIRINTO DELLA SOLITUDINE. OCTAVIO PAZ, MITO E REALTÀ DEL MESSICO
Interprete Anna Nogara
VERSANTE EST. OCTAVIO PAZ E L’INDIA
Interprete Pamela Villoresi
Solista Luciano Vavolo (flauto)
LA STAGIONE VIOLENTA. OCTAVIO PAZ E IL MONDO MODERNO
Con la partecipazione straordinaria di Octavio Paz
A cura di Jean Clarence Lambert
Messa in voce Piero Maccarinelli
IL LIMBO DI OCTAVIO PAZ
di Franco Marcoaldi
PAZ SU PAZ
di Octavio Paz
“Il testo poetico è inspiegabile, non inintelligibile. Una poesia è linguaggio ritmico, non linguaggio ritmato (canto) né mero ritmo verbale (proprietà generale della lingua, senza escludere la prosa). Ritmo è relazione di alterità e somiglianza. Questo suono non è quello, questo suono è come quello. Il ritmo è la metafora originale che contiene tutte le altre. Dice: la successione è ripetizione, il tempo è nontempo. Le parole entrano dall’orecchio, appaiono davanti agli occhi, spariscono nella contemplazione. Ogni lettura di una poesia tende a provocare il silenzio”.
“Leggendo, ascoltando una poesia, non sentiamo, non assaporiamo né tocchiamo le parole. Tutte queste sensazioni sono immagini mentali. Per sentire un testo poetico occorre capirlo; per capirlo, ascoltarlo vederlo contemplarlo: convertirlo in eco ombra nulla. La comprensione è un esercizio spirituale. Ogni lettore è un altro poeta; ogni testo poetico, un altro testo. In mutamento perenne, la poesia non avanza”.
“La poesia di una sola sillaba non è meno complessa della Divina Commedia o del Paradiso perduto. Il Sutra Satasahasrika espone la dottrina in centomila strofe, il Sutra Eksaksari in una sillaba: a. Il suono di quella vocale concentra in se tutto il linguaggio, tutte le significazioni e, simultaneamente, l’assenza finale di significazione del linguaggio e del mondo”.
“La morale dello scrittore non è nei suoi temi, nelle sue intenzioni, ma nella sua condotta davanti al linguaggio. In poesia la tecnica si chiama morale: non manipolazione, ma passione e ascetismo. Il falso poeta parla di se stesso, quasi sempre in nome degli altri. Il vero parla con gli altri quando parla con se stesso”.