Famose per il virtuosismo tecnico, le sorelle Katia e Marielle Labèque, si muovono attraverso un variegato repertorio pianistico che include accanto a Bach e Mozart, anche Stravinskij, Bernstein, Berio, Boulez, Ligeti, e la musica jazz.
In linea quindi con la loro versatile capacità interpretativa, il programma ha affiancato composizioni di Maurice Ravel a sonorità più moderne come quelle di John McLaughlin, per chiudere con una toccante esecuzione della Rapsodia in blu di George Gershwin.
Del compositore francese, le Labèque hanno eseguito Ma mère l’Oye, cinque brani dedicati all’infanzia (Pavone, Le petit Poucet, Laideronnette, La Belle et la Bête, Jardin féerique) scritti fra il 1908 e il 1910, “un inno al bambino, ai suoi candori, alle sue meraviglie, alle sue capacità illimitate di immaginare”, secondo le parole della pianista che per prima li ha interpretati, Marguerite Long; ed accanto a questi, Rapsodie Espagnole (risultato finale di un lavoro cominciato nel 1985 con Habanera), in cui la geniale capacità di Ravel di creare strutture all’interno delle quali la musica possa pienamente vivere, è al servizio del patrimonio culturale spagnolo.
Con Florianapolis e Girls with red shoes del chitarrista e compositore inglese John McLaughgin, le Labèque si sono mosse in un tessuto musicale variamente suggestionato dalle diverse matrici culturali del compositore che da sempre spazia fra jazz, flamenco, rock e musica indiana.
Ha chiuso il programma Rapsodia in blu di George Gershwin, con cui il compositore fondendo elementi jazzistici al linguaggio della musica colta europea ha aperto la strada ad opere che pur ricalcando la forma tradizionale del concerto conservano il retroterra melodico e ritmico appartenente al mondo culturale americano.
Le Labèque si sono cimentate con un programma vasto, per la gamma di sonorità e stili, che nella loro interpretazione ha acquisito, pur nelle ovvie differenze, una organicità nuova.
Musica Maurice Ravel (Ma mère l’Oye, Rapsodie espagnole), John McLaughlin (Florianapolis, Girls with red shoes), George Gershwin (Rapsodia in blu)
Rassegna stampa
“L’altra sera dunque hanno tirato fuori per Ravel ora sonorità brumose da carillon, ora un esibizionismo rumoroso e plateale. Ma dato l’evidente impegno posto in quel che andavano facendo il discorso quadrava incredibilmente. Abbandonata la riva, comunque seriosa, del grande Ravel eseguito nel più rispettoso equilibrio timbrico, eccole divertite a riversare la propria vittoriosa abilità in una sorta di neo-folklore alla Laughlin, situato fra il rock e la meditazione indiana. Infine appunto Gershwin”.
(Mya Tannenbaum, Estrose sorelle con pianoforte, Corriere della sera, 30 giugno 1992)
“La serata si apriva con Ma mère l’Oye, per pianoforte a quattro mani, il piccolo capolavoro di Maurice Ravel ispirato al mondo dell’infanzia; già dalle primissime note veniva a crearsi una magia sottile, struggente, un abbandono all’interno della musica e del mondo poetico ad essa sotteso. Le Labèque sembravano un’entità unica, l’una quasi appoggiata all’altra, in un totale affiatamento che quasi escludeva il mondo esterno: in quel momento l’unica realtà che contava era la musica, e il pubblico si lasciava rapire molto volentieri”.
(Daniele Guerra, Un pianoforte per due sorelle, Quigiovani, 1 luglio 1992)