Sulla scena un solo quadrato rosso, colore dominante che richiama e suggerisce tutta una gamma di emozioni ed immagini su cui si muovono i danzatori. Sembrano rievocati anche i tempi di “esplosione” di un motore, e cioè l’attrito, la scintilla, lo scoppio – nel movimento, come nella musica.
Enrica Palmieri costruisce una coreografia lavorando sulla plasticità del corpo e sulla sua energia più profonda, sul gesto – ma in realtà azione – animato da flussi d’energia trattenuta che scalfiscono lo spazio: traccia una mappa della detonazione. La compressione del movimento, intesa come violenza subita, sfocia in un atto liberatorio e in un suono di deflagrazione.
Come nei lavori precedenti, Pratiche del tempo e Colori, Laura Palmieri continua la ricerca nel rapporto fra danza e musica, collaborando con il musicista Luca Spagnoletti – fondatore dell’associazione Musica Verticale ed in scena con Eugenio Colombo al sax – che per questa coreografia ha creato un impasto sonoro, che intreccia i suoni metallici dell’elaborazione elettronica a chitarre e tamburi che evocano atmosfere gitane.
Coreografia Enrica Palmieri
Interpreti Paola Autore, Anna Paola Bacalov, Susanna Odevaine, Enrica Palmieri, Eugenio Colombo, Luca Spagnoletti
Musica originale Eugenio Colombo, Luca Spagnoletti
Elemento scenico Luigi Battisti
Disegno luci Stefano Pirandello
Costumi Patrizia Sgamma
Organizzazione Nicoletta Gualdi
Produzione Lenti-A-Contatto
“Anche in questa nuova produzione abbiamo cercato di approfondire il rapporto tra la danza e la musica elettronica eseguita dal vivo, un rapporto per altro già iniziato in altri nostri lavori precedenti: Pratiche del tempo e Colori.
L’elaborazione elettronica dei suoni graffianti e metallici delle lastre di alluminio, e le travolgenti chitarre gitane, il rombo del motore di una moto, il sax e il frastuono di un tamburo compongono la griglia musicale di questa seconda fase della nostra ricerca sull’attrito, la scintilla, lo scoppio e la temperatura dove tutti questi elementi compongono un quadro tridimensionale: uno studio tattile, visivo e acustico sul “rosso””.
Enrica Palmieri
“In un patio assolato le donne si preparano al canto e al flamenco, il rantolo del toro morente spegne le tinte rosseggianti per colorare d’azzurro un improvviso temporale. I toni dorati tornano in una sala dell’Alhambra che evoca il canto di un muezzin, per sfumare nel viola di una cattedrale affollata di penitenti. Ma il tuffo nell’intimo è breve. Ecco che il ritmo esterno riprende il sopravvento con voci, suoni e colori. La musica ritorna a pulsare, la temperatura sale. Le bajadere volteggiano, le chitarre gitane trascinano le danzatrice che s’appuntano un fiocco rosso al petto, un cuore pieno di sentimento”.
Roberta Sanna
NUOVA DANZA, NUOVA COREOGRAFIA, DANZA D’AUTORE
di Elisa Vaccarino
Enrica Palmieri, romana, inizia il suo percorso imboccando la via della danza moderna con Jean Cebron (a lungo partner di Pina Bausch) e Patrizia Cerroni. Inevitabile anche per lei, come per molti colleghi e compagni, un soggiorno a New York, dove studia alle scuole di Hanya Holm, Alwin Nikolais e di Murray Louis. Neppure Enrica resiste ai richiami di un teatro nuovo e diverso, seguendo in California corsi con maestri grotowskiani. Al ritorno in Italia, la Palmieri danza nelle compagnie e negli spettacoli che contano, dall’83 all’86: Bene mobile e Bagni acerbi di Fabrizio Monteverde, La fabbrica tenebrosa del corpo e Acque di Enzo Cosimi, investita in pieno dalla febbre creativa potente di quel periodo colmo di grandi fermenti.
Ma è l'”a solo” il genere di performance che più l’attrae: un laboratorio in cui la ricerca su spazio, tempo, energia, pesantezza e leggerezza, plasticità ed elasticità del corpo dominano occupando i suoi pensieri di coreografa-interprete.
Ed ecco tutta una serie di composizioni, Massa spugnosa, Lo spazio nel cuore, Velluti di marmo con pezzi suoi e di altri autori, tra cui l’americano Tere O’Connor.
Vengono poi sperimentazioni multiartistiche, sul suono graffiante dei metalli, con Tracce di peso nell’anima e Colori, da cui Italo Pesce Delfino ricava un video intriso di magia e possessione.
Oggi, con Attrito e moto, sottotitolo Esplosione e fuoco, Enrica Palmieri continua caparbiamente, con rigore assoluto, il suo approfondimento del rapporto tra danza e musica elettronica dal vivo, con le chitarre gitane e le lastre di alluminio, i saxofoni e il rombo dei motori e dei tamburi.
Rassegna stampa
“Lo spazio è l’incognita, il luogo dell’incantesimo da conquistare, la sfida impossibile che cattura tutti i sensi. Sono elementi di una alchimia provocatoria i corpi delle danzatrici caratterizzati dai colori giallo, azzurro, verde che saltano, si slanciano verso l’alto, avanzano lentamente o con violenza per essere ricacciati all’improvviso a terra dal rosso, il dominante appunto. E è proprio qui quella fisicità, nell’energia di opposizione a tutto lo spazio utilizzato come materia concreta, al tempo e al corpo che non è solo tramite del movimento (è usata anche la voce) ma fa riaffiorare le emozioni trattenute, i vortici di un’interiorità che diventa possibile”.
(Cristina Piccino, Il desiderio caleidoscopio nella danza di Enrica Calmieri, Il Manifesto, 17 luglio 1994)