Hervé Robbe e Miss K.
Green and blue
Ballet de l’Opéra de Lyon MISS K.
Coreografia Hervé Robbe
Musica Wolfgang Amadeus Mozart (Concerto per clarinetto e orchestra in La maggiore K. 622: Allegro, Adagio, Rondò allegro)
Costumi Kozué Naito
Luci Yves Godin
Durata 29 minuti
GREEN AND BLUE
Coreografia Bill T. Jones
Musica Wolfgang Amadeus Mozart (estratti da Quartetto in Fa maggiore K. 590, Divertimento per trio d’archi in Mi bemolle maggiore K. 563)
Scene Björn Amelan
Costumi Janet Wong
Luci Robert Wierzel
Assistente alla coreografia Janet Wong
Durata 24 minuti
PETITE MORT
Coreografia Jirí Kylián
Musica Wolfgang Amadeus Mozart (estratti da Concerto per pianoforte n. 23 in La maggiore K. 488, Concerto per pianoforte n. 21 in Do maggiore K. 467)
Scene Jirí Kylián
Costumi Joke Visser
Luci Joop Caboort
Assistente alla coreografia Roslyn Anderson
Durata 17 minuti
Ensemble Ballet de l’Opéra National de Lyon
Direzione Yorgos Loukos
Danzatori Pierre Advokatoff, Nathalie Delassis, Pascale Doye, Nicolas Dufloux, Jeffrey Edwards, Françoise Joullié, Bernard Horry, Dominique Lainé, Jocelyne Mocogni, Chantal Réquéna, Thierry Vézies, Julie Bacon, Maïté Cebrian Abad, Christina Clark, Jean-Pascal Cottalorda, Nadia Dumas, Bernard Espinasse, Andonis Foniadakis, Anne Gaches, Yvonne Jacob, Albane Jan, Miquel de Jong, Maud Liardon, Nicolas Maurel, Graeme Mears, Henk Moens, Danielle Pater, David Regeffe, Tom Robbins, Edmond Russo, Sandra Seijo, Stanislas Wisniewski, Josu Zabala
Il Ballet de l’Opéra National de Lyon, secondo protagonista della danza in questa edizione del Festival, definisce la propria identità per una scelta decisamente atipica, infatti, pur essendo composto da ballerini dotati di una forte tecnica classica, ha costruito un repertorio che accoglie e studia le opere dei grandi coreografi contemporanei. Non è un caso che già da tre anni (siamo nel 1997), il ruolo di coreografo residente spetti a Bill T. Jones, presente anche nel programma dello spettacolo romano, interamente dedicato a Mozart: il suo Green and Blue, costruito sul Quartetto in Fa maggiore e sul Divertimento per trio d’archi in Mi bemolle maggiore, è una meditazioni sulla musica mozartiana, dove, il perfetto dinamismo dei corpi, la plasticità dei movimenti, e la perenne ironia che accompagna le coreografie di Jones, sono guidati alla ricerca di un continuo e profondo accordo con la tessitura musicale. Accanto a Green and Blue, la compagnia ha proposto Miss K. un lavoro di Hervé Robbe, che ha lasciato emergere una non perfetta sintonia tra l’universo musicale mozartiano e la leggerezza che contraddistingue il linguaggio del coreografo francese.
Centrale, nel programma presentato, la presenza di un maestro riconosciuto, Jirí Kylián, di cui viene ripreso Petite Mort, creazione per il Festival di Salisburgo in occasione del bicentenario della morte del grande compositore. Quest’ultima coreografia, che si articola su due dei più popolari motivi pianistici di Mozart (il Concerto per pianoforte n. 23 in La maggiore e il Concerto per pianoforte n. 21 in Do maggiore) mette in scena una vivace schermaglia dei sessi attraverso sei uomini, sei donne e sei fioretti, secondo uno spirito dissacratorio che, secondo lo stesso Kylián, “dovrebbe dare l’idea di due busti antichi le cui teste e membra sono stati strappati – segno di una mutilazione volontaria -, ma non toglie nulla alla loro bellezza, testimonianza della forza spirituale del loro creatore”.
Cartellone 1997
MISS K.; GREEN AND BLUE; PETITE MORT
Teatro Sistina, 7, 8 luglio 1997
Evento
Rassegna stampa
Hervé Robbe e Miss K.
Green and blue
Ballet de l’Opéra de Lyon BALLET DE L’OPERA NATIONAL DE LYON
di Sergio Trombetta
È un’immersione nella musica di Mozart quello che ci propone il Lyon Opéra Ballet: un percorso verso un mondo di forme sempre più strutturate e precise via via che si passa dal brano di Robbe a quello di Jones per finire con Kylián. E la musica del divino salisburghese non è soltanto uno sfondo sonoro, ma si fa sempre più sostanza, fino a compenetrarsi col gesto e l’immagine in movimento.
Si parte con la creazione di Hervé Robbe, giovane coreografo francese. Ci sono dei costumi divertenti, di Kozue Naito, in Miss K., costruzioni assurde che ricordano un po’, rivisitate, le fantasie di Léonor Fini. La danza, per contrappasso, si svolge a un grado minimo di strutturazione, come se i danzatori fossero lasciati liberi di abbandonare il loro corpo ad ogni suggestione gestuale della mente, ad ogni perturbazione esterna.
Green and Blue è il titolo scelto da Bill T. Jones e sta ad indicare il colore di due grandi pannelli di stoffa sorretti, ai lati della scena, da un enorme bilanciere. Qui la struttura coreografica è precisa, molto più facilmente leggibile. Bill è coreografo dalla varia ispirazione, e molti passaggi di Green and Blue ci regalano una danza forte, dall’energia diluita nel mondo della bellezza della musica di Mozart. Piacere, desiderio, poesia, serenità sembrano essere i sentimenti alla base di questo brano, e non solo, ma di tutta la recente produzione di Bill, dopo la rabbia e il dolore che si erano incarnati in brani anche scandalosi che affrontavano i temi della violenza, del razzismo, della malattia e del dolore. Come per esempio in Last Supper at Uncle Tom’s Cabin e Still/Here, un modo di fare danza che aveva suscitato anche polemiche e discussioni.
Petite Mort, infine. In francese e in arabo l’espressione sta a significare l’orgasmo. E certamente il brano di Kylián è una variazione intorno al rapporto amoroso. Ma con un rigore quasi brutale, con una fermezza quasi cattiva. C’è del sadismo, condito certamente di ironia, la grande, straordinaria ironia di Jirí Kylián, in queste sei coppie con fioretto. Ogni maschio impugna infatti un fioretto e l’arma sembra prendere vita nelle mani dei danzatori, sembra volersi impadronire di un ruolo attivo, da protagonista. Una danza di amore e passione, ma distillata attraverso il filtro della lentezza, dell’eleganza, del perverso piacere intellettuale che rinvia continuamente nel tempo a quell’orgasmo di cui ci parla il titolo. Un capolavoro assoluto, nato nel 1991 a Salisburgo per il bicentenario mozartiano: e la compagnia di Lione interpreta a livelli altissimi lo stile elegante, secco, ironico del grande boemo.
E non si può non parlare a questo punto della felice avventura del Lyon Opéra Ballet. Una vicenda che ci fa scoprire come il corpo di ballo di un teatro d’opera possa diventare un soggetto artistico autonomo e prestigioso, acclamato e richiesto in tutto il mondo e che si è guadagnato una fama di gran lunga maggiore del teatro d’Opéra di cui fa parte. Non si può dimenticare certamente la grande qualità della produzione operistica dell’Opéra National di Lione. Ma è pur vero che l’etichetta National quel teatro se l’è guadagnata grazie, anche e soprattutto, alla sua compagnia di danza. Un esempio dunque per i nostri teatri d’opera dai rapporti complessi e difficili con le proprie strutture ballettistiche. Certo perché un fenomeno del genere di verifichi occorrono alcune condizioni. La terra di Francia così fertile di semi coreografici è sicuramente la prima. Poi ci vogliono al comando del teatro persone motivate, intelligenti. A Lione tutto nasce nel 1969, quando, sull’onda del trionfo di Béjart che percorre le strade d’Europa raccogliendo applausi e sentenziando che “La danza è l’arte del ventesimo secolo”, il direttore dell’Opéra, Louis Erlo, decide di dare slancio al balletto e chiama Vittorio Biagi alla direzione. Artisticamente è una falsa partenza cui ne seguono altre; ma il segnale è comunque dato e il decollo avviene nel 1984 con l’arrivo alla direzione di Françoise Adret che commissiona Cendrillon a Maguy Marin: un successo mondiale. Yorgos Loukos, l’attuale direttore, entra in scena nel 1992 e raccoglie, sviluppa, moltiplica quel successo chiamando i grandi della coreografia europea, facendo del Lyon Opéra Ballet uno dei migliori prodotti d’esportazione del Made in France. Loukos ha eliminato le tradizionali gerarchie (“Non serve in una compagnia come questa avere delle étoile, dei primi ballerini”, sostiene il direttore artistico), ne ha fatto un gruppo perfetto per accogliere le creazioni di danza contemporanea. E sull’onda del successo di Cendrillon, altri capolavori sono arrivati. La Coppelia ancora di Maguy Marin, il Romeo e Giulietta di Angelin Preljocaj. Sono arrivate le coreografie di William Forsythe, di Jirí Kylián, di Bill T. Jones, per esempio, ma anche di tutti i grandi della coreografia francese d’autore. Oltre a Maguy Marin, per esempio, Gallotta o Dominique Bagouet, di cui la compagnia ha in repertorio Déserts d’amour, un capolavoro, mozartiano anche questo nella scelta musicale, che i danzatori lionesi interpretano da loro pari, declinando alla perfezione lo stile rigoroso, moderno e insieme barocco, di Bagouet.
Chi manca all’appello dei grandi della coreografia contemporanea? Mats Ek. Ma non è un problema. Perché il grande creatore svedese arriva la prossima stagione con un regalo prezioso: ricostruirà per i francesi la sua comica e tragica Carmen e Solo for Two, un passo a due molto speciale, che alla nascita Ek aveva creato per Sylvie Guillem e il proprio fratello Niklas Ek. Due doni rari che vogliono dire ammirazione e fiducia.
(in Catalogo Romaeuropa Festival 1997)
Rassegna stampa
Hervé Robbe e Miss K.
Green and blue
Ballet de l’Opéra de Lyon GREEN AND BLUE
di Bill T. Jones
L’invito a soffermarmi sull’universo di armonia ispirato da Mozart si è rivelato una sfida eccellente in seguito alla mia immersione profonda in alcuni problemi, estetici ed altri, legati sia a questo secolo che alla fine di questo secolo.
Green and Blue, ispirato da due opere per strumenti a corde poco conosciute di Mozart, mi ha incoraggiato a cercare un approccio gestuale diretto stabilendo un dialogo con la logica musicale del compositore. Il vocabolario dell’opera è basato su improvvisazioni che ho filmato e, grazie all’aiuto del mio assistente, codificato. Queste sono state adattate per i danzatori del Balletto dell’Opéra National de Lyon a cui è stata assegnata la parte.
Come avviene spesso durante una lettura molto personale di grandi opere classiche, il mio fraseggio, la mia dinamica e la mia ironia devono essere trasformate così da poterle condividere ed adattare ai corpi e ai temperamenti […]. Mi rallegro di questa occasione e presumo che questo lavoro avrà un effetto profondo sulla direzione futura delle mie coreografie.
Rassegna stampa
Hervé Robbe e Miss K.
Green and blue
Ballet de l’Opéra de Lyon HERVÉ ROBBE E MISS K.
di Marie-Christine Vernay
Il concerto per clarinetto a cui Hervé Robbe si è ispirato, è un’opera che il coreografo ha sempre amato ascoltare, senza aver tuttavia mai pensato di utilizzarla nel suo lavoro: “La musica – egli afferma – è talmente pregnante che può abbellire ed addolcire la danza. È una musica che può essere terrorista. Mi sono concesso una libertà in rapporto all’opera musicale ascoltando l’evocazione dell’infanzia che è nel Concerto. Ho affrontato i tre movimenti come se facessi tre opere, senza costringermi ad un trattamento del genere: essere dentro la musica o al di fuori…”.
Scelta e libertà sono ugualmente lo stile di lavoro con la compagnia. “Era l’occasione di non ripetere quello che faccio con la mia compagnia, senza agire tuttavia nel compromesso. Fare ciò che è possibile fare. Ciò vuol dire giocare con i codici, maltrattarli, metterli in rottura, per accumulazione o per distruzione, pur mantenendo i riferimenti. […] In solo un mese e mezzo o due non è possibile passare per una fase di laboratorio. Si entra subito nel vivo del soggetto. Questo stato di urgenza obbliga ad essere allo stesso tempo autoritari e ricettivi alle proposte. È interessante lasciarsi sorprendere”.
(in Catalogo Romaeuropa Festival 1997)
Rassegna stampa
Hervé Robbe e Miss K.
Green and blue
Ballet de l’Opéra de Lyon Rassegna stampa
“Modesta, a dire il vero, la tessitura di Miss K., di Hervé Robbe, creazione priva di interiore dinamicità che non valorizzava appieno le qualità della compagnia (che molti ricorderanno eccellente protagonista della Cenerentola di Maguy Marin, all’Olimpico).
Rarefatto e sereno Green and Blue, di Bill T. Jones , astratta meditazione danzata, resa con un linguaggio dinamico ed essenziale e nella quale gli interpreti paiono costantemente assumere come punto di riferimento della danza non il proscenio ed il pubblico ma piuttosto il fondo della scena, così che chi guarda non si trova, almeno idealmente, “di fronte” ai danzatori, ma alle loro spalle, intento a scrutare con loro un diverso orizzonte di possibilità.
Ricco di travolgente dinamica e di accattivanti invenzioni teatrali Petite Mort di Jirí Kylián, trasparente allusione coreografica al rapporto di coppia e al legame amoroso. Lo stile di Kylián, atletico, veloce, è insieme un’esaltazione e una sfida per la preparazione tecnica della compagnia, che mostra qualche incertezza nell’esecuzione e però anche la grinta e la passione di sempre”.
(Donatella Bertozzi, Al Sistina passerella di étoile in omaggio a Mozart, Il Messaggero, 10 luglio 1997)
“La serata, costruita attorno a Petite Mort, un titolo di Jirí Kylián per il Festival di Salisburgo (in occasione del bicentenario mozartiano del 1991) è appunto dedicata a Mozart. Promette molto ma finisce col dare poco: salvata, se si può dire così, solo dai 17 minuti riservati a Kylián. Miss K., del francese Hervé Robbe, è insopportabile, Green and Blue di Bill T. Jones, bello e scontato.
Petite Mort è la metafora forte e assieme decadente con la quale arabi e francesi alludono all’orgasmo. E fortemente allusiva è la creazione di Kylián. Sei uomini, sei donne e sei fioretti ne sono il materiale. […]
Il gioco a nascondino dentro e fuori dagli abiti che stanno in piedi da soli è il “ludus”, gli abiti che si rincorrono vuoti la raggiunta pace dei sensi. L’argomento è trattato con estrema raffinatezza ed eleganza, tanto che, a distrarsi, non se ne coglierebbe il significato. La serata era iniziata con Miss K. di Hervé Robbe, sul Concerto per clarinetto K 622. un pezzo assolutamente inutile, che allinea ragazzi in tuta-pigiamino, sogni di regine porcospino, spazzacamini, sonnambuli, abat-jour a pagoda e tutti i “nonsense” dell’avanguardia americana anni Sessanta. Molto meglio il Bill T. Jones di Green and Blue (le bande verdi e blu che appaiono ai lati della scena), su estratti dal Quartetto K 590 e del Divertimento K 563. Il brano, che esalta al massimo la sapienza tecnica di quelli del Lyon, è una fuga prospettica di corpi lucenti e seducenti, di segmenti di braccia e gambe declinati virtuosisticamente. Qua e là passi a due omosex e fisicità equivoche. Come l’androgina e bravissima Julie Bacon che disegna le sue figure acrobatiche e intense davanti a un sipario color sole”.
(Elsa Airoldi, L’amore è una piccola morte, parola di Kylián, Il Giornale, 13 luglio 1997)
“Kylián è un maestro, gli altri a confronto sembrano dei dilettanti. Che la compagnia dia il meglio nella Petite Mort, molteplice atto d’amore, è normale perché con un coreografo di così grande talento il difficile diventa facile e la danza procede naturale e sciolta. La fantasia è premiata, le fatiche sono ricompensate.
Green and Blue, di Jones è un tentativo serio di leggere improvvisando (il punto di partenza è il suo mondo bellissimo e forte di ispirazione negra) la musica da camera di Mozart, portandola nella diversa fisicità di artisti bianchi. L’adattamento riesce solo in parte, malgrado l’eleganza e la precisione ritmica di una coreografia che rivela soltanto la variazione di una ballerina eccezionale, Julie Bacon, che ha un assoluto controllo del corpo e una innata eleganza.
Miss K. di Robbe dura mezz’ora e dopo cinque minuti ha detto tutto. Memorie d’infanzia, modernità surreale, nessun accordo tra musica e danza. Meglio sarebbe stato ballare sul silenzio e per pochi minuti. Robbe non deve uscire dal suo microcosmo, Mozart è troppo illuminato per accettare la sua compagnia”.
(Mario Pasi, Roventi passi a due per Mozart, Corriere della Sera, 9 luglio 1997)
“La recente “residenza” di Bill T. Jones, il geniale coreografo nero-americano, ha avuto speciale importanza per la maturazione tecnica ed espressiva della compagnia. In effetti, il brano di Bill T. Jones, su musiche per archi di Mozart, Green and Blue, è stato quello più imponente ed eseguito con vera ammirazione: un astratto, perfetto, fluido gioco di incontri tra due, tre, quattro danzatori. Incontri sempre nuovi, diversi, stravaganti – ma sempre casti, rigorosi, strutturati come tanti livelli di un’immensa architettura in movimento tra terra e cielo. Una festa di genio coreografico, con danzatori preparatissimi, anche se – francamente – non tutti in forma; specie nel secondo balletto, Petite Mort di Jirí Kylián. Questi poveri ragazzi non sono mai apparsi al meglio, stretti com’erano in orribili costumi, che sembravano vecchi capi di biancheria intima. Ma hanno tutti eseguito alla perfezione questo strano torneo d’amore e di sesso, tra un gruppo di ragazzi in mutande, armati di fioretto, e ragazze, anch’esse in mutande, spesso nascoste pudicamente dietro rigidi abiti secenteschi, montati su rotelle. Nell’insieme, il balletto è l’evocazione, estrosa, di certi momenti in cui l’amore, ovunque ci capiti nella vita reale, sembra un curioso, imprevedibile balletto; e di altri momenti in cui la danza, in palcoscenico, somiglia moltissimo all’amore.
Precede, in apertura, un inutile Miss K.“.
(Vittoria Ottolenghi, E Jones gioca con Mozart, Il Mattino, 17 luglio 1997)