La compagnia Sosta Palmizi, fondata nel 1984, ma stretta nell’organico attorno a Raffaella Giordano e Giorgio Rossi dal 1991, prosegue in una ricerca formale che predilige il linguaggio astratto per raccontare la grammatica delle emozioni. “L’evento nel suo compiersi”, dice Giorgio Rossi, “è più vicino all’esperienza di una passeggiata nella natura, all’atto di amare, che alla comprensione di un concetto astratto legato ad un ragionamento mentale”. Così il racconto, nel senso di una trama vera e propria, non esiste, ma prende la forma e la sembianza di una poesia dei movimenti e lo spettatore è condotto, sulla scia delle evocazioni, a costruire un suo personale tragitto.
Danze si presenta come una sequenza di momenti ed istanti ben delineati e circoscritti – “come le pagine di un libro”, dicono i coreografi – che ripercorrono le meditazioni e le suggestioni generate dai dipinti del periodo rosa di Picasso, dalla musica di Shostakovich, dalla poesia di Ungaretti: quasi questi momenti facessero parte della visione, o dell’ascolto o della lettura. Lo spazio vive della medesima qualità, con pannelli che creano giochi cromatici, in un continuo movimento verso l’alto. Il tema è la fragilità, del corpo e dell’esistenza, come la raccontano i versi ungarettiani di Trame lunari (1922): ne nasce un universo metafisico, di forme geometriche, ricco di colori e suoni: “un teatro poetico del movimento”, come prova a definire Giorgio Rossi.
Compagnia Sosta Palmizi
Da un’idea di Giorgio Rossi
Coreografia Giorgio Rossi, Raffaella Giordano
Interpreti Silvana Barbarini, Monica Bianchi, Flavia Marini, Giorgio Rossi, Antonio Tagliarini, Federica Tardito
Musica Dmitrji Shostakovich
Colonna sonora a cura di Bruno De Franceschi
Marionette ed oggetti di scena Francesco Trecci
Luci Gianni Pollini
Costumi Piera Marini
Direttore Tecnico Marco Cassini
Segretaria organizzativa Doriana Crema e Sylvia Derycke
Produzione Sosta Palmizi in collaborazione con i Comuni di Caldarola (MC), Cortona (AR) e con la partecipazione dell’AMAT
DANZE
di Raffaella Giordano e Giorgio Rossi
Partendo dalla poesia come atto comunque breve, per raccontare della vita e di noi, Danze è un susseguirsi di momenti ben delimitati, come le pagine di un libro, i quadri di una mostra, le parti di un concerto ed i numeri degli artisti in un circo. Attingendo dalla pittura del periodo rosa di Picasso e dalla musica di Sostakovic, il lavoro tocca gli stati d’animo, le atmosfere e le qualità che parlano della fragilità, della leggerezza e del magnifico.
Il danzatore si confronta con il Balocco e la Marionetta, con il pendolo ed i giochi sulla gravità, avvicinandosi a relazioni quasi amorose. Lavorare su questi argomenti è un soffio di purezza su cui appoggiare la nostra ispirazione.
Ciò che ci ha spinto verso questa nuova produzione è il desiderio di continuare a ricercare intorno ad un linguaggio astratto del corpo che però possa “raccontare”, dove la coreografia non si costruisce nello spazio esclusivamente attraverso dei codici prestabiliti, attraverso architetture esclusivamente geometriche, ma dove il corpo, come relazione prima nel tempo e nello spazio, attraverso il movimento si fa veicolo di una realtà, di un vissuto, legati direttamente alla vita e alla quotidianità.
Spunti ed immagini: le musiche di Shostakovich, la pittura del periodo rosa di Picasso e la poesia di Giuseppe Ungaretti Trame lunari.
DANZE, SERENATA A QUATTRO MANI
di Elisa Vaccarino
Raffaella Giordano e Giorgio Rossi, lei torinese, già con Pina Bausch a Wuppertal, poi danzatrice nel gruppo francese L’Esquisse, lui lombardo, con studi di mimo e danza con Decroux, Marceau, Lindsay Kemp, Larrio Ekson e Murray Louis e con un buon assaggio di teatro, scegliendo quello entusiasmante dell’Odin; entrambi sono scelti da Carolyn Carlson per il suo Teatro e Danza La Fenice e imparano dalla maestra – interpretano per lei Undici onde e Underwood; solo Raffaella è anche nel cast di Chalkwork – ad ascoltarsi, a lasciar affiorare ricordi, immagini, suggestioni.
Chiusa la stagione veneziana, con Roberto Castello, Roberto Cocconi, Michele Abbondanza e Francesca Bertolli, anche loro carlsoniani, danno vita al gruppo Sosta Palmizi, di cui restano memorabili i lavori collettivi Cortile, Tufo e il trio Perduti una notte, con Castello, Rossi e Giordano.
Dopo di che ciascuno sceglie di continuare da solo a coltivare la sua arte. Alla svolta degli anni Novanta Giorgio Rossi coreografa Rapsodia per una stalla e Balocco; Raffaella Giordano I forestieri e L’azzurro necessario.
Danze, come sfogliando le pagine di un libro, è una serata a quattro mani, dove ognuno porta il suo personale e generoso contributo. Cosa motiva l’approccio intimistico e poetico di Giorgio e Raffaella al lavoro coreografico e interpretativo? Il desiderio di continuare a ricercare intorno a un linguaggio astratto, che però possa anche raccontare, suggerire, insinuarsi nella fantasia propria e del pubblico, passando per la porta dei sogni, del vissuto, della quotidianità, nella sua doppia faccia di realtà solare e mistero notturno. Queste nuovissime Danze sono tappe, episodi di un percorso interiore, ciascuna legata a un quadro, a una lirica, a un brano musicale, a un pensiero, da manipolare e rielaborare, piegandolo ai propri impulsi espressivi.
Danze abbina Shostakovich e gli abiti della festa della cultura mediterranea, la luce dei dipinti del periodo rosa di Picasso, Zavattini e le Poesie disperse di Ungaretti, per parlare con il corpo della fragilità e della magnificenza di vivere, cioè di se stessi e della propria esistenza, fuori dalle facili sicurezze di facciata, scandagliando la propria anima ansiosa, delicata e leggera.
Rassegna stampa
“Quello che importa non è tanto l’estetica del movimento ma il messaggio che si vuol comunicare su un versante scenico decisamente pittorico sul quale le presenze si stagliano a mo’ di apparizioni. Il ritmo è lento, senza tempo, e loro, gli interpreti, captano con il gesto le suggestioni dell’universo poetico e musicale come se gli fossero suggerite dall’alto. Non a caso, in questa rarefazione dell’essere umano avviene il confronto con la dimensione ludica e metafisica della marionetta. Un gioco o qualcosa di più?”.
(Cristina Armeni, Evocando Picasso, L’Informazione, 26 luglio 1994)
“C’è un flusso vitale in Danze, che spesso è generato dal contrasto, magari dal raffronto del corpo del ballerino con lo scheletro della marionetta, che viene fatta oscillare, a ricordare proprio come la marionetta, con la sua perfezione senza vita, sia un modello inimitabile. Ma è proprio quando le due dimensioni vengono messe in campo (una morte perfetta – una vita che preme), che si scava un solco da riempire”.
(Francesco Bernardini, Le geometrie, il lindore e la purezza in rosa e blu, La Voce Repubblicana, 26 luglio 1994)
TRAME LUNARI
di Giuseppe Ungaretti
il suono attutito di perse
memorie riverbera
affiorano brividi d’ombra
da uno spiraglio repentino è desto
un corso d’acqua calmo e chiaro
svela ammutoliti giardini
e questo crucciato profugo è
riflesso in quel vago balocco
o gote rosee o tempie azzurrine
o dolcezza d’occhi senza pensieri
(da Giuseppe Ungaretti, Vita di un uomo)