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Accademia di Francia
dal 25 giugno al 1 luglio 1999
25romaeuropa.net

Musica Contemporanea all’Accademia di Francia


Programma
Sciarrino a Grisey
Interpreti Les Percussions de Strasbourg, Ensemble Alter Ego, Quatuor Debussy, Pascale Berthelot, Ensemble Freon

Anche quest’anno l’Accademia di Francia accoglie il consueto appuntamento con la musica contemporanea dedicato ai giovani compositori, molti dei quali borsisti a Villa Medici: un posto d’eccezione, nell’arco dei concerti proposti dagli ensemble ospiti, è lasciato a Gérard Grisey, ex Prix de Rome scomparso nel 1998. Il musicista francese, interessato all’elettroacustica, aveva svolto ricerche sui nuovi spazi sonori giungendo ad un approccio al tempo musicale dilatato ai limiti della percezione: Tempus ex machina, composta nel 1979, è una partitura esemplare in questo senso e apre il concerto de Les percussions de Strasbourg, il celebre sestetto nato nel 1961 con l’obiettivo di dar voce alla musica contemporanea per percussioni e per il quale hanno scritto maestri come Messiaen, Xenakis, Stockhausen, Serocki, Cage, Kabelac, Donatoni. Anche l’ensemble Alter Ego, gruppo romano nato nel 1991 e rivolto prevalentemente al repertorio contemporaneo, propone in prima mondiale i brani che Gérard Grisey e Salvatore Sciarrino si sono scambiati e vicendevolmente dedicati, nonché l’omaggio di Daniel A. D’Adamo scritto appositamente per il compositore francese. Le altre serate vedono altresì il coinvolgimento del Quatuor Debussy, di Pascale Berthelot, impegnato in un récital al pianoforte, e dell’Ensemble Freon, a compimento di un percorso attraverso la più innovativa musica contemporanea.

Cartellone 1999

MUSICA CONTEMPORANEA
ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA
Accademia di Francia,
dal 25 giugno all’1 luglio 1999

Evento
Rassegna stampa

Programma
Sciarrino a Grisey
PROGRAMMA

CONCERTO DE LES PERCUSSIONS DE STRASBOURG
sestetto di percussioni

Interpreti Jean-Paul Bernard, Claude Ferrier, Bernard Lesage, Keiko Nakamura, François Papirer, Olaf Tzschoppe
Direttore di scena Stephane Cronenberger
Direttore di palcoscenico Raoul Assant
Les percussions de Strasbourg sono sostenute da Ministère de la Culture et de la Communication, Direction Régionale des Affaires Culturelles D’Alsace, Ville de Strasbourg e Conseil Général D’Alsace.
Musica Gérard Grisey (Tempus ex machina, 1979, prima italiana), Jean-Marc Singier (Drus, flous, débridés, de bouts s’ébrouent, 1995-1996, prima italiana), Daniel A. D’Adamo (Die runde Zahl, 1998-1999, prima assoluta), Philippe Manoury (Métal, 1995, prima italiana)
Accademia di Francia, 25 giugno 1999
Musica Stefano Gervasoni (Bleu jusq’au blanc, 1996), Philippe Hurel (Kits, 1996, prima italiana), Iannis Xenakis (Persephasa, 1969)
Accademia di Francia, 26 giugno 1999

CONCERTO DI ENSEMBLE ALTER EGO
Soprano, flauto, clarinetto, violino, due violoncelli e pianoforte

Interpreti Alda Catello (soprano), Manuel Zurria (flauto), Paolo Ravaglia (clarinetto), Francesco Peverini (violino), Francesco Dillon (violoncello), Oscar Pizzo (pianoforte), Caspar J. Walter (secondo violoncello)
Musica Gérard Grisey (Canzone d’addio, per pianoforte, 1987, prima mondiale), Salvatore Sciarrino (Chanson de bienvenue, per voci e due violoncelli, 1987, prima mondiale), Tristan Murail (Treize couleurs du soleil couchat, per flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte, 1978), Daniel A. D’Adamo (Omaggio… a Gérard Grisey, per violino e violoncello, 1999, prima mondiale), Fausto Romitelli (Domeniche alla periferia dell’impero, per flauto-basso, clarinetto-basso, violino e violoncello, 1995), Stefano Gervasoni (Due poesie francesi di Ungaretti, per voci, flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte, 1995), Gérard Grisey (Talea, per flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte, 1986)
Accademia di Francia, 27 giugno 1999

CONCERTO DI QUATUOR DEBUSSY
Quartetto d’archi

Interpreti Christiphe Collette, Dominique Lonca (violino), Vincent Deprecq (violoncello), Yannick Callier (viola)
Musica Dimitri Sostakovic (Quatuor n. 3, opus 73, 1946), Robert Pascal (Quatuor n. 2, Mille Regretz, 1998), György Kurtág (12 Microludes opus 13), Anton Webern (Cinq mouvements pour quatuor à cordes opus 5, 1909), Gilbert Amy (Quatuor n. 2, Brèves pour quatuor à cordes, 1996)
Accademia di Francia, 28 giugno 1999

RECITAL DI PASCALE BERTHELOT
Pianoforte

Musica Karlheinz Stockhausen (Klavierstück VII, 1954), Toru Takemitsu (Les yeux clos II, 1989), Marc André (Un-Fini III, 1993-1995), Betsy Jolas (Pièce pour, 1999), Toru Takemitsu (Rain tree sketch II, In memoriam Olivier Messiaen, 1992), Arnold Schönberg (3 pièces, opus 11, 1911)
Accademia di Francia, 30 giugno 1999

CONCERTO DI ENSEMBLE FREON

Direzione musicale Stefano Cardi
Interpreti Giuseppe Pelura (flauto), Flavio Troiani (oboe), Paolo Montini (clarinetto), Giuseppe Mastrangelo (fagotto), Jonathan Williams (corno), Sergio Saudelli (trombone), Rodolfo Rossi (percussioni), Orietta Caianello (pianoforte), Giorgio Sasso (violino), Luca Sanzò (viola), Luca Peverini (violoncello), Franco Fraioli (contrabbasso)
Musica Gérard Grisey (Vortex temporum I-II, per clarinetto, violino, viola, violoncello e pianoforte, 1995), Harrison Birtwistle (Hoquetus David Machault, per flauto, clarinetto, glockenspeil, campana-tubo, violino, violoncello, 1969), Matteo D’Amico (Cinque variazioni su un tema di Mozart, per flauto, clarinetto, violino, viola, violoncello, 1991), Marc André (Le loin et le profond, per clarinetto basso, trombone, viola, violoncello, contrabbasso, pianoforte preparato, percussioni, 1993-95), Ivan Fedele (Profilo in Eco, per flauto solo, oboe, clarinetto, fagotto, percussioni, pianoforte, violino, viola, violoncello e contrabbasso, 1995)
Accademia di Francia, 1 luglio 1999

Cartellone 1999

MUSICA CONTEMPORANEA
ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA
Accademia di Francia,
dal 25 giugno all’1 luglio 1999

Evento
Rassegna stampa

Programma
Sciarrino a Grisey
SCIARRINO A GRISEY

Caro Gérard,
Scusa l’imperdonabile ritardo con cui mi accingo a rispondere alla tua lettera. Volevo annunziarti che finalmente verrò a Parigi, ma tu non ci sarai.
Quante volte ti ho lasciato senza risposta e quanto a lungo!
Del resto pochi meglio di te hanno conosciuto il disordine e il rigore delle mie stanze, come sistematicamente ogni tavolo, ogni piano, ogni scaffale si ricopra di fogli, e come tutto ciò si stratifichi e impietra il tempo. Per decifrare quei pilastri ormai vani occorre ancora tempo, fermare la propria vita e aprirvi uno spazio per far posto alla vita di un altro, quell’altro io che ormai non sono da anni. Caro Gérard.
Nel momento in cui ho saputo che non potevamo più parlarci, una specie di malsana bonaccia, l’indifferenza, mi ha preso e mi ha tenuto stretto sino a ieri. La tua scultura del Mali ha resistito ai terremoti più lunghi delle scorse stagioni.
Pensavo che una forma esageratamente allungata, messa in piedi, comportasse in effetti una certa instabilità. Lontano da casa per l’incidente, fin dal primo letto d’ospedale chiedevo notizie della tua scultura, se il terremoto l’avesse fatta cadere ; invece non s’è spostata di un millimetro. Nel frattempo hai rimosso la tua esistenza. Intorno alla scultura cadono infinitesime scaglie di ruggine che io guardo e Assunto non rimuove minimamente, così estranea e a me consona, così abituata alle mie cose. Queste stanze mi sembrano sempre più simili a uno giardino secco, senza lacrime, eppure vivente.
I libri sono le vere finestre dei miei occhi, e le mie composizioni sono nitidi sogni amari. Li lascio ammucchiare, si accecano uno con l’altro quasi dormissero.
Scusa se vaneggio, ma qualche volta il pensiero della morte ci fa vaneggiare, ed è bene.
Insomma, quando non lavoro e il rubinetto della mia mente si chiude, ho una sensazione di impossibilità. L’impossibilità a coesistere di troppi mondi, ad abbracciare insieme troppi progetti. Veramente ogni opera è una finestra. Non si riesce a tenerle tutte aperte. Forse una coincidenza beffarda: ricordi che qui non ci sono scuri alle finestre? Dopo anni di luce, essa stessa diviene più funebre di qualsiasi simbolo di morte.
Ne ho raccolti tanti. Sono lì, si mostrano senza riserbo, senza segreti. Nel frattempo vi si dissecca la luce, a mezzogiorno come di notte, testimone della polvere che posa. Fraternamente,
Salvatore Sciarrino

(in Catalogo Romaeuropa Festival 1999)

Cartellone 1999

MUSICA CONTEMPORANEA
ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA
Accademia di Francia,
dal 25 giugno all’1 luglio 1999

Evento
Rassegna stampa

Programma
Sciarrino a Grisey
Rassegna stampa

“Gli strumenti (de Les percussions de Strasbourg, ndr) ora ridondanti, erano sempre sontuosi. Si ascoltavano così i suoni delle marimbe, dei vibrafoni, degli xilofoni, dei djémbè e dei bongos. E, per il penultimo pezzo in programma, perfino gli antichi putipù napoletani. Straordinaria si è rivelata inoltre la famiglia strumentale inventata da Iannis Xenakis. I sixen, che sta insieme per le prime lettere di six (sei) e le prime di Xenakis (xen). La più pura magia armonica”.
(Mya Tannenbaum, Grancassa e putipù, ecco i percussionisti di Strasburgo, Corriere della Sera, 29 giugno 1999)

“E la platea, sul prato antistante, era circondata da sei istallazioni – una per ciascuno dei sei percussionisti – piene di strumenti primitivi o avanguardistici (c’era anche un singolare putipù reinventato da Battistelli), e amplificatori e luci, che li portavano nel Duemila. Impressionante il lavoro di Grisey, da poco scomparso, Tempus ex machina: un gioco di echi e di rimandi, quasi una tempesta che si avvicina e si allontana cui l’effetto stereofonico creato dalla disposizione delle istallazioni aggiungeva drammaticità. Meno originali i lavori di Singer e di Manoury concentrati sul palco principale, e di nuovo interessante il lavoro di D’Adamo, Die runde Zahl in prima mondiale, anche questo spazializzato, protagonisti xilofoni, vibrafoni e altri marchingegni, con magici effetti di rarefazione e accumulo di suoni”.
(Landa Ketoff, Villa Medici la magia dei Percussionisti, la Repubblica, 29 giugno 1999)

“Che di spettacolo in senso commerciale non si potesse parlare più di tanto, ci si è accorti subito: i sei musicisti sono gente “seria”, e al massimo hanno concesso una dislocazione di strumenti e strumentisti su più fronti e una spruzzata di rosso tanto per sfruttare la suggestione notturna. Per il resto, musica contemporanea senza suoni elettronici o campionature. Bello e intrigante il primo pezzo. Tempus ex machina, del 1979, firmato da Gérard Grisey, arricchito da un certo effetto sorpresa costituito da suoni che si dipartivano da tutti i lati. Di più ovvia suggestione “afro” Drus, fluos, débridés, des bouts s’ébrouent, di Jean-Marc Singier, seguito da una composizione di Daniel D’Adamo in prima mondiale, Die runde Zahl e da Métal (1995) di Philippe Manoury che, negli strumenti e quindi nei suoni, manteneva tutte le promesse metalliche del titolo. […]”
(Francesco Bernardini, Metallo contemporaneo, La Voce Repubblicana, 29 giugno 1999)

“Però ci voleva anche poco a mandare in frantumi le sapienti costruzioni dei bravissimi esecutori, soprattutto per le scarse motivazioni dei compositori dei quattro pezzi in programma: per scrivere musica per compagini anomale come quelle di sole percussioni occorre un’allegra e consapevole partecipazione a siffatte anomalie. Invece il lavoro più impegnativo, Tempus ex machina di Grisey, a causa della lunghezza istaurava una noia che ha provocato diverse diserzioni, e gli altri di Singer, D’Adamo e Manoury dopo un inizio interessante si disperdevano in sterili rivoletti”.
(Ivana Musiani, Le percussioni conquistano Villa Medici, Il Tempo, 27 giugno 1999)

“Nel 1990 Gérard Grisey è ospite di salvatore Sciarrino, andandosene lascia sul leggio del pianoforte un foglio d’addio, una delicata melodia dal sapore schubertiano. Sciarrino se ne accorge quando Grisey è ormai lontano. Completa il foglio con una “canzone di benvenuto”. La pagina resta là sul pianoforte. Ora la tira fuori e l’ascoltiamo: l’addio di Grisey che non c’è più e il benvenuto di Sciarrino a chi non c’è più. Ci si stringe il cuore: la bellezza è effimera come lo sbocciare di un papavero. […] Bravissimo l’Ensemble Alter Ego. Entusiasta il pubblico. La musica ha sospeso nell’aria estiva per due ore una presenza invisibile, e tra le lacrime s’è intravisto l’indimenticabile sorriso dolcissimo di Gérard Grisey”.
(Dino Villatico, Romaeuropa nel segno di Grisey, la Repubblica, 29 giugno 1999)