Prima assoluta
INIZIALI: BCGLF (leggi: Barberio Corsetti Giorgio – Giovanni Lindo Ferretti) intreccia due mondi e due esistenze poetiche ed umane: un progetto che nasce dal materiale lirico e sonoro di Giovanni Lindo Ferretti e dal visionario sguardo di Giorgio Barberio Corsetti, per trasformarsi in una ricerca che corre lungo la storia di emozioni e di amori, di viaggi e di voci, di polemiche e di lotte.
I racconti di un cantastorie moderno plasmano lo spazio, la musica che nasce dal corpo e che lo abita nutre una più allusiva dimensione teatrale, e la regia di Corsetti accompagna il percorso musicale di Ferretti, discreta, mai invasiva, talvolta quasi sussurrata mentre asseconda sulla scena questo “viaggio in una stanza, in Africa, in Oriente e poi di nuovo alla base della propria cultura”.
La straordinaria opera di arrangiamento delle canzoni di Lindo Ferretti viene così percorsa e scoperta dalle avvolgenti proiezioni di Iaquone e mescolata alle sonorità elettroniche di Gianni Maroccolo, per dare vita, infine, ad un concerto tanto più ricco perché calato in una dimensione profondamente evocativa: un estremo gesto di umanità, uno sguardo che sorvola la contemporaneità per tornare alle origini, imprescindibile punto di partenza, perché, dice Corsetti, “come nei versi di Eliot “Non smetteremo di esplorare; e la fine di ogni esplorazione sarà arrivare al punto da dove siamo partiti e conoscerlo per la prima volta”. Io ho l’impressione che il nostro spettacolo racconti un po’ questo”.
“PORTO IN SCENA UN CANTASTORIE MODERNO”
intervista a Giorgio Barberio Corsetti
di Rodolfo di Giammarco
Barberio Corsetti, in che modo la struttura dello spettacolo ritrae Lindo Ferretti?
L’intento è quello di mettere a fuoco le sorti di un cantastorie moderno, che parte dai corpi e dalla realtà e finisce per indagare l’anima. Si cerca di dare una sostanza ai suoi legami antichi con la terra, e si fa riferimento ai suoi percorsi, alle sue scelte, ai suoi incontri, ai suoi discorsi musicali.
Come è nato, questo dialogo creativo tra lei teatrante attento ai processi della nuova scena e un esponente radicale della musica contemporanea?
Noi avevamo già avuto un’idea in comune, rimasta irrealizzata. Ora, il caso ha voluto che il nostro binomio fosse oggetto di un’attuale committenza dell’Ert e dell’Ater con la collaborazione di Romaeuropa Festival. Giovanni desiderava attraversare il teatro. Abbiamo fatto molte ipotesi diverse. Si potrebbe costruire un lavoro solo sulle fasi di cantiere che hanno preceduto la formula definitiva di BCGLF.
Che materiali, che stili, che soluzioni tecniche concorrono nello spettacolo?
Tutto è emanazione del suo pensiero, di scritti del suo repertorio, e di testi inventati apposta per l’occasione. Io ho assecondato le parole di Lindo Ferretti e la musica di Maroccolo con uno storyboard di sequenze e di quadri in sintonia col canto, col rock e col rap che sono i temi portanti di questo viaggio in una stanza, in Africa, in Oriente e poi di nuovo alla base della propria cultura. Con aggiunta di tecnologia come le proiezioni-video di Iaquone, un impianto da concerto, e piccole macchinerie.
(in Rodolfo di Giammarco, “Porto in scena un cantastorie moderno”, Trovaroma, 30 novembre 2003)
NON SMETTEREMO D’ESPLORARE
un’intervista con Giorgio Barberio Corsetti
di Francesco Di Giovanni
Corsetti / Ferretti: come avviene l’incontro artistico fra due personalità apparentemente così distanti?
Giovanni Lindo Ferretti ha segnato il panorama della musica rock italiana con la sua forza e la sua poesia. Ha l’incredibile capacità di “tenere” il palco in un’esibizione che è più di un concerto: è una performance vocale giocata tutta sulla sua sorprendente energia. È per questo che ho voluto lavorare con lui; il modo in cui il corpo di Giovanni Lindo e la sua voce riescono sempre a impadronirsi di uno spazio non finisce mai di affascinarmi. Ferretti, da questa conquista, parte sempre per raccontarci nuove storie.
Un regista, di solito, è abituato a dirigere attori: in Iniziali: BCGLF si trova a costruire uno spettacolo in cui musicisti e danzatori la affiancano nella creazione.
Questo spettacolo si muove sulla drammaturgia di Ferretti, sul complesso universo di figure che è in grado di generare. Da un immaginario fatto di parole, di presenze e di corpo abbiamo costruito un lessico teatrale a misura di Giovanni Lindo e della sua presenza scenica. È nato così un nuovo linguaggio comune fatto di immagini, canzoni, proiezioni video, macchine teatrali, corpi e attraversamenti che raccontano il mondo messo in moto da Ferretti con il suo lavoro.
Amore, viaggi, voci, stato d’animo, venerabili dimore e trasformazione. Sembra che, attraverso i temi su cui è stato sviluppato, il suo lavoro ci voglia parlare di vite e del senso di ogni vita…
È uno spettacolo che si nutre di sensazioni, suoni, folgorazioni, illuminazioni, viaggi e persino invettive. Ma anche di emozioni forti e autentiche, che scaturiscono dalle esperienze più importanti delle nostre vite, come l’andar via e il ritorno. Il centro da cui parte e a cui torna Ferretti è quell’Appennino tosco-emiliano da sempre attraversato dalla storia e dai popoli, un punto di passaggio, quasi una porta fra il nord e il sud. Una porta aperta, oggi, da una parte sulla Toscana e dall’altra sull’Emilia con la loro ricchezza, la loro complessità, le loro città multietniche. Iniziali: BCGLF è anche tutto ciò.
È uno spettacolo che vive di movimenti, fra centro e periferia…
Fra il centro decentrato della montagna, fra i suoi valichi e quello che c’è oltre.
Dove arriva il viaggio di Iniziali: BCGLF, dove ci porta?
Ritorna. Ritorna all’origine. Come nei versi di Eliot: “Non smetteremo di esplorare; e la fine di ogni esplorazione sarà arrivare al punto da dove siamo partiti e conoscerlo per la prima volta”. Io ho l’impressione che il nostro spettacolo racconti un po’ questo.
Di Giammarco intervista Corsetti
Di Giovanni intervista Corsetti
Archivio Romaeuropa Festival
2003 – INIZIALI: BCGLF
“Il filo drammaturgico si snoda fondamentalmente esile e tuttavia pregnante sulle canzoni, le liriche del cantante, a segnare il percorso di un viaggio della mente che ne va restituendo il mondo interiore. Un mondo che guarda e si rinnova nell’osservazione di se e degli altri, e che attraversa mentalità e culture con inesauribile curiosità intellettuale e umana. […] Un percorso del pensiero, dunque, che parte e torna al proprio luogo d’origine e che la regia dipana sulla preziosa creatività di un linguaggio multimediale raffinato e intenso. Lo stesso Giovanni Lindo Ferretti si produce in scena a tessere con un generoso gruppo di danzatori, acrobati e performer di diverse origini e paesi, la tela solida e impalpabile di una poesia avvolgente. La soffusa bellezza delle immagini video di Fabio Massimo Iaquone e la scandita sospensione delle musiche di Gianni Ma roccolo si fondono inscindibilmente alla regia nel segno di una profondità punteggiata di momenti di affascinante incisività”.
(Antonella Melilli, Il giro del mondo in ottanta assurdità, Il Tempo, 1 novembre 2003)
“È lui, Giovanni Lindo Ferretti, il protagonista assoluto, narratore e corpo del racconto, soggetto e oggetto di un allestimento che ben presto si traduce in una struttura di scatole cinesi: un racconto o una canzone evocano immediatamente altre suggestioni. […] La voce vibra di toni bassi e corposi, salvo poi librarsi in litanie orientaleggianti, in proclami assoluti, in ironiche considerazioni. C’è tutto il mondo in questo schivo cantante, nello spettacolo: dalle brume dell’Emilia alle esotiche fascinazioni dei racconti mistici orientali, dalle struggenti ambientazioni da balera al confronto con le storture e assurdità del mondo. E al racconto concorrono anche i danzatori e acrobati, costantemente impegnati a disegnare una partitura capace di accompagnare, sottolineare, smentire il protagonista: come nel caso della giovane attrice gabonese, che narra – in una gag autobiografica degna di un incredibile teatro dell’assurdo – le peripezie di chi ha un permesso di soggiorno in Francia, una residenza in Belgio e il lavoro in Italia”.
(Andrea Porcheddu, Iniziali: BCGLF, www.delteatro.it, 10 novembre 2003)
Crediti
Regia Giorgio Barberio Corsetti
Testi Giovanni Lindo Ferretti
Scene Giorgio Barberio Corsetti, Cristian Taraborrelli
Costumi Cristian Taraborrelli
Luci Piergiorgio Foti
Creazioni video Fabio Massimo Iaquone
Creazioni musicali Gianni Maroccolo
Interpreti Giovanni Lindo Ferretti, Chiara Bagni Ferretti
Produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione e ATER, in collaborazione con Romaeuropa Festival 2003.
Il Festival Temps d’Images è sostenuto da Culture 2000