Primo degli appuntamenti che il REf19 dedica all’esplorazione delle sonorità extraeuropee con un focus al confine tra nomadismi e diaspore, tra Africa ed Europa.
Alsarah è considerata l’icona della musica retro-pop dell’Africa Orientale. Dopo la fuga dal Sudan e poi dallo Yemen, la musicista si trasferisce negli USA, dove, insieme alla sorella Nahid, fonda la band Alsarah and the Nubatones. Con i suoi testi cantati in arabo e sudanese e l’attenzione agli strumenti tradizionali la band ha conquistato l’attenzione internazionale.
Altrettanto sorprendente la voce di J.P. Bimeni e della sua band The Black Belts. Fuggito dalla guerra civile del Burundi a 15 anni, Bimeni ottiene lo status di rifugiato nel Regno Unito dove coltiva la sua passione per la musica tra jam sessions e serate open mic, diventando una giovane star dall’anima funk tinteggiata da struggenti ballad in stile southern soul.
Bio
Alsarah – Cantante, band-leader ed etnomusicologa, Alsarah nasce a Khartoum, in Sudan, si trasferisce poi in Yemen con tutta la sua famiglia prima di essere costretta a emigrare negli Stati Uniti, sentendosi finalmente a casa a Brooklyn, New York, dove risiede dal 2004. Si definisce come promotrice dell’East-African Retro-pop music, un genere con il quale si è affermata sulla scena musicale internazionale. Fonda la band Alsarah & The Nubatones con la quale ha pubblicato due album: Silt (2014), Manara (2016). La band nasce dalle numerose conversazioni tra Alsarah e Rami El Aasser (percussionista, studioso di storia, musica e filosofia medio-orientale) intorno alle così dette “songs of return” nubiane, alle moderne migrazioni, e agli scambi culturali tra Sudan ed Egitto. Dal loro primo live nell’Ottobre del 2011 il gruppo si è esibito in prestigiosi festival e location internazionali dinanzi ad un pubblico vario, dimostrazione della capacità della musica dei Nubatones di sorpassare qualsiasi barriera generazionale, culturale e linguistica.
J. P. Bimeni – Rifugiato a Londra fin dai primi anni 2000, J.P. Bimeni sorprende con una voce che ricorda il soul del primo Otis Redding, in cui risuona l’anima dell’Africa. Le canzoni di Bimeni parlano di amore e perdita, speranza e paura, e delle esperienze straordinarie con cui la vita lo ha messo alla prova. Discendente di una famiglia reale burundese, Bimeni lascia il suo paese all’età di 15 anni durante la guerra civile. Fugge e ottiene lo stato di rifugiato nel Regno Unito. Si trasferisce ancora a Londra nel 2001, dove abbraccia le infinite possibilità musicali che la città offre: jam sessions con la band di Roots Manuva, serate open mic insieme a Shingai Shoniwa dei Noisettes e un incontro con una Adele allora adolescente. Ma è l’invito a unirsi ad una band tributo ad Otis Redding nel 2013 a portarlo verso la strada che ancora oggi sta percorrendo. Partecipando come ospite del gruppo funk Speedometer a uno show in Spagna nel 2017, viene notato dalla Tucxtone Records, che da subito capisce di aver trovato l’uomo giusto. È così che ha inizio il suo progetto insieme ai Black Belts – Rodrigo Diaz “Nino” (batteria e percussioni), Pablo “Bassman” Cano, Fernando Vasco “Two guns” (chitarra), Ricardo Martinez (tromba) e Rafael Diaz (sax). Con loro Bimeni registra il suo Free Me, un album che sembra essere una profonda colonna sonora per la sua stessa vita.
Crediti
Line-Up Manara
Voice, melodies: Alsarah
Back vocal: Nahid
Bass: Mawuena Kodjovi
Oud: Brandon Terzic
Percussions: Rami El Aasser
Line-Up Free Me
Voice: J.P. Bimeni “The Roaring Lion of Africa”
Drums: Rodrigo Díaz “El niño”
Bass: Pablo Cano “Bass man”
Guitar: Fernando Vasco “Dos pistolas”
Keyboards: Alex Larraga “Subtle Man”
Trumpet: Ricardo Martinez “Richy”
Sax: Rafael Díaz “Salsofon”
Special guests:
Guitar: Eduardo “Duduman” Martínez
Keyboards: Lucas “Duplash” Duplá
Songwriter: Marc Ibarz, Lucas Duplá and J.P. Bimeni