Iannis Xenakis nasce nel 1922 a Braila, in Romania, da genitori greci. A dieci anni fa ritorno nel suo paese di origine. Dopo gli studi superiori presso una scuola greco-inglese dell’isola di Spetsai, si trasferisce ad Atene per frequentare il Politecnico, e contemporaneamente inizia a studiare analisi, armonia e contrappunto con Aristote Koundourov: questa doppia formazione, che lo porterà a condurre due carriere intrecciate di architetto e musicista, trova un denominatore comune nella passione precoce di Xenakis per la matematica, disciplina fondamentale da cui prenderà le mosse gran parte della sua ricerca espressiva. Con l’invasione nazista della Grecia, abbandona gli studi per entrare nella resistenza, esperienza che lo segnerà profondamente e da cui uscirà vivo per miracolo, perdendo un occhio e affrontando a più riprese il carcere. Il dopoguerra si rivela, però, non meno drammatico: considerato un sovversivo dal nuovo governo, scappa clandestinamente dalla Grecia riparando a Parigi, mentre il suo paese gli addossa una condanna a morte e i suoi fratelli sono imprigionati.
Grazie a una raccomandazione di Georges Candilis, in Francia diventa assistente del grande architetto Le Corbusier, con il quale partecipa alla realizzazione, tra gli altri, del convento della Tourette, dello stadio di Bagdad, dell’Assemblea di Chandigar: ma Parigi è anche l’epicentro delle nuove avanguardie musicali e Xenakis può completare la sua formazione con maestri come Messiaen e Honegger, venendo inoltre a contatto con Karlheinz Stockhausen. La prima composizione ad attirare su Xenakis l’attenzione internazionale è Metastasis che, al festival di Donaueschingen del 1955, suscita un grande clamore per l’attacco diretto all’allora imperante musica seriale, che il musicista nell’articolo coevo “La crise de la musique sérielle” continuerà a stigmatizzare. L’applicazione dei principi matematici alla musica, per Xenakis, non si mette in atto infatti sui singoli suoni, quanto piuttosto sulle masse sonore, che egli spesso ama definire come “nuvole” o “galassie”: il risultato, anche grazie all’utilizzo che il musicista fa della neonata teoria degli insiemi e del calcolo probabilistico, non ha alcun carattere astratto, ma piuttosto si lega a un’impronta sonora aspra e violenta, che da subito lo colloca tra i più significativi innovatori della scena musicale. Si susseguono opere capitali come Pithoprakta (1956), Achorripsis (1957), Duel (1959), Analogiques A & B (1959), nonché diverse sperimentazioni per banda registrata (Diamorphoses, 1957), che introducono e metteno a punto il concetto di musica “stocastica”, ossia ottenuta attraverso criteri probabilistici che la rendono distante sia dal rigore matematico della ricerca seriale, sia dalla casualità della cosiddetta musica “aleatoria”.
Sempre continuando la sua attività di architetto (suo il Padiglione Philips all’Esposizione Universale di Bruxelles nel 1958), fonda a Parigi nel 1966 il Centre d’Etudes de Mathématique et Automatique Musicales, che dirigerà per oltre vent’anni creandone anche un corrispettivo all’Università dell’Indiana negli Stati Uniti. Composizioni come Herma (1963, affidata a Georges Pludermacher), Akrata (1965), Nuits (1969), Persephassa (1969), Cendrées (1973) consolidano la sua fama mondiale di compositore d’avanguardia, mentre la sua ricerca trova un punto d’incontro tra vocazione architettonica ed esplorazione musicale in Polytope, composizione plastico-sonora-luminosa realizzata per il padiglione francese dell’expo del 1967 di Montreal: questa personalissima forma espressiva, basata sull’interazione tra musica, luce e spazio, ricorrerà più volte nella carriera di Xenakis (Polytope de Cluny, a Parigi nel 1972, Diatope al Centre Georges Pompidou), arricchendosi progressivamente di quelle tecnologie informatiche che diventano da subito parte integrante delle sperimentazioni dell’artista. All’utilizzo dei calcolatori, tra cui va menzionato il sistema UPIC, realizzato dallo stesso Xenakis per Mycènes-Alpha (1978), egli affianca brani elettronici e di musica concreta. Mentre colleziona i più importanti premi internazionali, le partecipazioni ai maggiori festival del mondo e una discografia sterminata, la sua attività si rinnova continuamente in diverse direzioni, non ultima quella saggistica e didattica, incrementando inoltre la sua produzione musicale per tutti gli anni ottanta e novanta: solo per fare qualche titolo, Pour la Paix (1982), Keren (1986), Oresteia (presentato in nuova versione alle Orestiadi di Gibellina nel 1987), La Déesse Athéna (1992), Koïranoï (1995), O-Mega (1997).
Iannis Xenakis muore a Parigi il 4 febbraio 2001.
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