A pochi mesi (siamo nel settembre 2003) dall’entrata ufficiale nell’Unione Europea di altri dieci paesi, il Festival Romaeuropa si apre celebrando la ricchezza musicale di un continente che vuole condividere radici ed esperienze, una Europa le cui differenze e mille identità camminano al passo con i tempi e l’una accanto all’altra.
I ventisette cantori dell’Athestis Chorus diretti dal maestro Filippo Maria Bressan intonano le composizioni religiose contemporanee di Arvo Pärt (il più noto musicista baltico vivente), accanto all’astromusica dell’estone Urmas Sisask, ispirata dalle stelle d’Estonia.
Attinge ad una diversa tradizione culturale e religiosa l’ensemble polacco Krakow Klezmer Band (scoperto e lanciato da John Zorn), alla ricerca della più profonda essenza musicale yiddish indagata ed attraversata con inediti arrangiamenti ed improvvisazioni che spaziano dalle origini alle riletture più contemporanee.
Dalla cittadina boema Rokycany proviene invece la diva indiscussa della musica rom, Vera Bila, voce prodigiosa allevata in una famiglia di musicisti gipsy e divenuta una delle cantanti più celebri della Repubblica Ceca, toccante e coinvolgente.
Dal canto loro, Savina Yannatou e il gruppo Primavera en Salonico intendono raccontare il Mediterraneo attraverso le sue canzoni popolari: motivi che riecheggiano da Malta, Cipro, Spagna, Provenza, Corsica, Sardegna, Italia meridionale, Albania, Israele, Turchia e ovviamente Grecia, in un’odissea musicale tenuta insieme dall’improvvisazione e da un’ispirazione jazz.
La Festa Romaeuropa (accesa da una ‘concertazione del fuoco’ di Valerio Festi) vuole così essere non solo un momento di incontro, ma anche di riflessione sull’Europa, unita nella ricca e fertile diversità dalle sue mille voci: un viaggio ideale dal Baltico al Mediterraneo, attraversando musiche sacre, klezmer, gipsy e folk mescolate ad influenze sonore contemporanee e ricercate, sotto la luce delle creazioni di fuoco di Valerio Festi.
Come è avvenuto il suo incontro con la musica estone?
Da diversi anni le opere per coro baltiche (come quelle scandinave) sono conosciute da un pubblico sempre più vasto che ne apprezza l’originalità e la straordinaria forza espressiva. Mi sono avvicinato a questa sensibilità musicale durante i miei soggiorni a Stoccolma e Vienna: ormai dirigo lavori di compositori baltici da molto tempo, da molto prima che il panorama musicale italiano accogliesse nei repertori dei concerti le esecuzioni corali contemporanee.
Perché ha scelto di proporre al pubblico di Romaeuropa le composizioni di Arvo Pärt e di Urmas Sisask?
Volevo rappresentare due generazioni della musica baltica per più voci, due visioni quasi opposte di coro e coralità.
Pärt, che compone dagli anni Sessanta e che ho avuto modo di conoscere personalmente, mette una straordinaria cura nella creazione di suoni che sembrano provenire da lontano, suscitando quasi un’idea di riverbero piena di suggestioni. Lavora molto sulla dissonanza come elemento espressivo (e non solo di passaggio), oscillando fra una scrittura minimalista e l’uso di fasce sonore ed accordi meno limpidi, cadenzando reiterazioni di suoni ed intervalli come fossero tocchi di campane.
Sisack, che appartiene invece alla mia generazione, ha accolto nel suo lavoro influenze jazz e rock e ha recentemente dichiarato il suo debito musicale verso il celebre gruppo dei Queen.
Di cosa ci parlano le opere che l’Athestis Chorus eseguirà durante la Festa Romaeuropa?
Le Sieben antiphonen di Pärt sono sette brevi brani profondamente differenti fra loro: preghiere ed invocazioni sacre a Maria, soprattutto. Cantata dopo la vittoria, per quattro voci a cappella, è stata creata dallo stesso Pärt in occasione delle commemorazioni milanesi per Sant’Ambrogio.
Oremus è lungo vocalizzo senza parole, in cui Sisask sembra ricercare un autentico raccoglimento interiore; sia Deo gratias che Benedictio hanno invece uno spiccato andamento ritmico, ma con alcune inflessioni jazz negli accordi.
Con toni, intensità ed emozioni differenti sono tutte composizioni corali di argomento religioso.
Crediti
Direzione Musicale Filippo Maria Bressan
Musica Arvo Pärt (Sieben Antiphonen, Cantata dopo la vittoria), Urmas Sisask (Oremus, Deo Gratias da Gloria Patri, Benedictio)
VERA BILA E KALE
KRAKOW KLEZMER BAND
SAVINA YANNATOU / PRIMAVERA EN SALONICO
FUOCHI D’ARTIFICIO
Concertazione del fuoco Valerio Festi
LA GRANDE MUSICA CORALE BALTICA OGGI
un’intervista con Filippo Maria Bressan
a cura di Francesco di Giovanni