Concerto di Antonello Salis, Mory Thioune & i Taakoma, Acquaragia Drom, Banda dell’Aeronautica, Barabàn, Rita Marcotulli, Trio Clastrier-Riessler-Rizzo
In collaborazione con Massenzio, il festival propone una rassegna musicale che si articola in sette concerti spesso profondamente diversi fra loro, ma uniti dal filo conduttore dell’attenzione verso le sonorità etniche e tradizionali. Il programma potrebbe dunque leggersi come una sorta di cartina geografica: dal Senegal di Mory Thioune & i Taakoma alla Sardegna del fisarmonicista Antonello Salis, dall’Italia del nord esplorata dai Barabàn nei suoi antichi canti di lavoro e di protesta ai non luoghi della cultura nomade degli Acquaragia Drom.
Nell’epoca della definitiva affermazione della World Music, dunque, un inno ai localismi e ad un patrimonio musicale dalle radici ancestrali che pure suona estremamente moderno, anche quando recupera strumenti rari e desueti come gli organetti diatonici di Ambrogio Sparagna, l’hurdy gurdy di Valentin Clastrier, il bouzouky dei Barabàn.
Quasi fuori tema, l’esibizione della Banda dell’Aeronautica Militare, che propone comunque un programma non banale con musiche di Holst, Hindemith, Respighi e dello stesso Patrizio Esposito, anche in veste di direttore d’orchestra.
LA NUOVA MUSICA
di Gino Castaldo
Spesso le parole arrivano dopo i fatti, dopo che le cose del mondo hanno preso forma.
Esiste ormai nel mondo un vasto ambito musicale senza nome, una zona caratterizzata da un forte nomadismo culturale, che pratica ciò che è stato teorizzato invano per moltissimi anni, ovvero una musica senza barriere stilistiche. Le definizioni, per la verità, si sono rincorse in tutti questi anni. Qualcuno suggerì “new age”, che alla fine ha finito per delimitare un certo genere di musica tendenzialmente acustica, dalle neutrali velleità ecologiche. Poi si è parlato, e si parla, a lungo, di “world music”, che, nella sua genericità assoluta (musica del mondo è come dire musica tout court) ha sottolineato l’imperioso avvento culturale dei localismi delle musiche a forte radicamento etnico. Ma anche questa definizione alla lunga dice poco. Potrebbe rimanere valida per indicare in senso stretto le musiche di tradizione, quelle che hanno un forte rispecchiamento nel contesto di appartenenza. Ma lascia fuori quello che poi è il fenomeno di gran lunga più interessante di questa bizzarra e contraddittoria epoca di musica. In larga parte le musiche contemporanee di influenza etnica si muovono ormai fuori dai contesti originali, non tendono più alla fedeltà cosiddetta funzionale, privilegiando una passione evolutiva, la partecipazione al grande progetto della nuova musica. D’altra parte molti musicisti di provenienza rock, e in qualche caso perfino accademica, ricorrono alla suggestione timbrica e stilistica della etnia per realizzare tutt’altro da quello che intendevano i significati originari. Nuova musica… per l’appunto. Forse per ora potremmo chiamarla così, in attesa che qualcosa o qualcuno decida, in attesa che le coincidenze del caso e degli intrecci della comunicazione, decretino qual’è il nome giusto, quello che dice tutto, che spiega, che allude al punto giusto.
Il mondo del resto ne ha bisogno. Quella che era una pia ambizione di alcuni sparuti musicisti negli anni Sessanta, poi un gioco di opposizioni e di contrasti negli anni Settanta, e infine una forma di resistenza attiva negli anni Ottanta, è oggi una circostanza del tutto naturale. Il grande frullato dei media, la globalizzazione della piazza, l’avvicinamento internautico di tutti gli angoli del mondo, non potevano non suggerire, proporre, produrre una musica che potesse fregiarsi della indefinibilità, della incertezza d’origine, di un mascherato documento di identità, una musica che risultasse ambiguamente priva di pedigree, di obblighi, di pesanti doveri metalinguistici.
Il terreno di contaminazione e di progresso della musica, del resto, si è spostato dalla strada, ovvero dal luogo fisico, ad una zona virtuale, anch’essa indefinita, dove avvengono gli intrecci e i contatti che un tempo avvenivano nella realtà.
La nuova musica cerca serenamente di riprendere le fila della comunicazione, si scrolla di dosso i pudori accademici nei confronti del figurativo e del romanticismo, e in questo senso rimane essenzialmente “popolare”, risposta corretta perfino alla vocazione anglosassone del pop, nel senso di musica pensata per comunicare, per diventare affinità, patrimonio collettivo, linguaggio di scambio. Siamo davanti a indizi, tracce, squarci di sentieri che al momento si stanno solo aprendo. Il futuro è ancora da costruire. Ma se ascoltiamo le “nuove musiche” possiamo averne delle intense, anticipatorie fragranze.
(in Catalogo Romaeuropa Festival 1996)
PROGRAMMA
Concerto di Antonello Salis
Musica Antonello Salis
Interpreti Antonello Salis (fisarmonica)
Durata 90 minuti
Parco del Celio, 11 luglio
Concerto di Mory Thioune & i Taakoma
Musica brani tradizionali del Senegal
Ensemble Mory Thioune & i Taakoma
Interpreti Mory Thioune (sabar, djembé, sowruba), Doudou Ndiaye Rose Thioune (sabar, djembé, sowruba), Sena Mbaye (sabar, djembé, sowruba), Sirma Kanouté (solista di cora e canto), Matar Mbaye (canto, balafon, Sowruba), Alioune Ndiaye (canto, basso), Jack Tama (batteria), Lady Coumba (canto, danza), Khadi Dia (canto, danza), Valerie (canto, danza)
Durata 90 minuti
Parco del Celio, 12 luglio
Concerto di Acquaragia Drom
Musica musiche delle province zingare d’Italia
Ensemble Acquaragia Drom
Interpreti Elia Circillo (voce, chitarra), Rita Tumminia (organetto), Erasmo Treglia (violino), Paolo Rocca (clarinetto, clarinetto basso)
Durata 60 minuti
Parco del Celio, 15 luglio
Concerto della Banda dell’Aeronautica Militare
Musica Gustav Holst (Suite n. 1 in mi bemolle), Paul Hindemith (Sinfonia in si bemolle), Patrizio Esposito (Voyage VI), Ottorino Respighi (Feste Romane)
Ensemble Banda dell’Aeronautica Militare
Direzione orchestra Patrizio Esposito
Durata 80 minuti
Parco del Celio, 16 luglio
Concerto di Barabàn
Musica musica etnica del nord Italia
Ensemble Barabàn
Suono Alessandro Magistrelli
Interpreti Vincenzo Caglioli (organetti diatonici, voce), Aurelio Vitelli (voce, tastiere, bouzouky, ghironda), Giuliano Grasso (violino, voce), Diego Ronzio (percussioni, clarino, piffero, sax, tastiere, voce), Paolo Ronzio (cornamusa, chitarra, basso elettrico, voce)
Durata 60 minuti
Parco del Celio, 18 luglioConcerto di Rita Marcotulli
Ensemble Bosio Big Band
Direzione orchestra Ambrogio Sparagna
Interpreti Rita Marcotulli (tastiere, pianoforte), Aurora Barbatelli (arpa celtica), Michael Riessler (clarinetti, sassofoni), Carlo Rizzo (tamburello, tammorre), Roberto Gatto (batteria), Pietro Ciancaglini (contrabbasso), Ambrogio Sparagna (organetti)
Durata 60 minuti
Parco del Celio, 20 luglio
Concerto del Trio Clastrier-Riessler-Rizzo
Interpreti Valentin Clastrier (hurdy gurdy), Michael Riessler (clarinetti, sassofono), Carlo Rizzo (tamburino)
Durata 90 minuti
Parco del Celio, 21 luglio